Afantasia: quando la mente non sa immaginare

Chiudi gli occhi e immagina il volto di una persona cara, una spiaggia assolata o la tua colazione preferita.
Per la maggior parte delle persone, creare queste immagini mentali è un gesto spontaneo e quotidiano. Ma
non lo è per tutti. Se non riesci a farlo, potresti soffrire di afantasia, una condizione neurologica ancora
poco conosciuta e studiata.
Che cos’è l’afantasia?
L’afantasia è una neurodivergenza, caratterizzata dall’incapacità di generare immagini nella mente,
ossia la mancanza di fantasia. Le persone afantastiche non riescono a visualizzare mentalmente scenari,
oggetti, persone o anche ricordi visivi.
Il termine è stato coniato nel 2015 dal neurologo britannico Adam Zeman dopo aver studiato pazienti che
riferivano un’assenza di immagini mentali. Ma i primi casi documentati risalgono già al XIX secolo.
Oggi è l’Aphantasia Network a portare avanti studi e iniziative per diffondere la conoscenza di questo
problema, ben più comune di quanto possa immaginare.
Quanto è diffusa l’afantasia
L’afantasia è ancora poco diagnosticata, ma Aphantasia Network stima che colpisca circa il 4% della
popolazione mondiale. Questa stima proviene principalmente da questionari psicologici somministrati a
migliaia di persone, in cui si valuta la vividezza delle immagini mentali (come il Vividness of Visual
Imagery Questionnaire – VVIQ).
Esiste anche la condizione opposta, chiamata iperfantasia, in cui l’immaginazione visiva è incredibilmente
vivida e realistica.
Come si manifesta?
L’afantasia può essere congenita (presente sin dalla nascita) oppure acquisita, ad esempio in seguito a
un trauma cranico, un intervento neurochirurgico o un danno cerebrale. Chi ne è affetto può comunque:
● ricordare fatti, concetti e informazioni;
● riconoscere volti;
● sognare immagini (in alcuni casi, non in tutti).
Il “sintomo” che però caratterizza chi soffre di afantasia è di non essere in grado di visualizzare
volontariamente un’immagine nella mente. Ad esempio, se una persona afantastica legge la descrizione
di un tramonto sul mare, ne comprenderà il senso, ma non ne vedrà mentalmente i colori o la scena.
Come si diagnostica l’afantasia?
Il problema è ancora poco noto e al momento non esistono esami medici standardizzati per
diagnosticare l’afantasia. La valutazione avviene principalmente attraverso questionari psicometrici
(come il VVIQ), test immaginativi, interviste cliniche.
Alcuni studi hanno usato le tecniche di neuroimaging funzionale per evidenziare una bassa attivazione
delle aree cerebrali visive durante compiti immaginativi nei soggetti colpiti da afantasia.
Spesso, quindi, chi scopre di essere afantastico lo fa tardi, magari per caso, parlando con qualcuno o
leggendo online, rendendosi conto che gli altri “vedono” ciò che loro non possono nemmeno concepire.
Come incide sulla vita quotidiana?
L’afantasia non è una disabilità e non compromette l’intelligenza, la memoria o la creatività delle
persone.
Quindi anche chi soffre di afantasia può svolgere lavori artistici, matematici, o di scrittura. La parte logica
della memoria e del ragionamento potrebbe risultare più sviluppata rispetto a quella sensoriale.
Alcuni pazienti afantastici però non riescono a conservare la memoria visiva di eventi della propria vita,
sviluppando un maggior distacco emotivo dalle esperienze passate.
Si può affrontare o “curare”?
Non esiste una cura vera e propria, né è necessario “curare” l’afantasia se non crea disagio nel paziente.
Per compensare l’incapacità di creare immagini mentali si può potenziare il pensiero verbale e
concettuale, di solito piuttosto marcato in questi soggetti, e ricorrere a supporti visivi esterni per fissare la
memoria.
In molti percorsi di psicoterapia si propongono la mindfulness o la meditazione basata su immagini. In
questo caso invece è possibile ricorrere a tecniche non basate sulla visualizzazione ma su suoni e
sensazioni fisiche.
Invece, quando l’afantasia genera un disagio emotivo, può essere utile il supporto psicologico per
rielaborare l’identità e l’esperienza del ricordo.
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Questo articolo contiene informazioni generiche e non sostituisce il consulto di uno specialista.