Fobia sociale e vergogna: un legame trascurato
La fobia sociale è molto più diffusa di quanto possa sembrare. In forme più o meno latenti, quasi tutti provano vergogna nel fare alcune azioni quotidiane, anche banali: parlare con degli sconosciuti, restituire della merce in un negozio, essere al centro dell’attenzione ecc.
Questi timori nascono dalla vergogna del giudizio altrui. Sono reazioni radicate alla nostra evoluzione e agli insegnamenti che muovono la nostra cultura su determinati binari.
In alcuni casi però i timori diventano vere e proprie fobie, paure e ossessioni, che minano nel profondo la qualità della vita delle persone.
Ad essere più esposti a questo rischio sono gli adolescenti. Anche gli adulti però, soprattutto quelli con patologie psichiatriche, recano molto spesso i segni di questa vergogna pervasiva.
La vergogna è il seme della fobia sociale
La vergogna è un’emozione appresa che svolge una duplice funzione: positiva quando ci dà l’opportunità di assumerci le nostre responsabilità e agire in modo opportuno per il bene comune, assai negativa quando riferiamo questo “sentire” non ai nostri comportamenti o ai nostri sbagli, bensì a tutto il nostro essere, a come siamo come persone.
Vergognarsi di ciò che si è, sentirsi inadeguati, non amabili, non desiderabili e da rifiutare è il seme della fobia sociale, di moltissimi disturbi d’ansia e delle sindrome ossessivo-compulsive. A lungo la psicologia ha indagato il ruolo del senso di colpa in queste dinamiche, ma la vergogna sembra avere un ruolo fondamentale e ancora più impattante nello sviluppo di queste patologie.
La vergogna, in seno alla fobia sociale, può portare allo sviluppo di un disturbo noto come “personalità evitante”. Chi ne soffre evita di trovarsi in situazioni sociali che gli provocano ansia: feste, appuntamenti, situazioni lavorative, di relazione che compromettono la qualità della vita.
Il risultato è una serie di opportunità perse e un perenne senso di fallimento, che alimenta in un circolo vizioso questo “sentimento” di vergogna distruttiva.
Fobia sociale, depressione, ansia, OCD: la vergogna è il denominatore comune
Numerosi studi stanno evidenziando che la vergogna è il denominatore comune di moltissime patologie psichiatriche, sviluppate a partire dall’infanzia e che tendono a manifestarsi pienamente in età adulta. Oltre alla la fobia sociale, infatti, la vergogna stimola anche alcuni disturbi d’ansia e alcuni disturbi ossessivo-compulsivi. Quando questi non sono conseguenza diretta di un senso di vergogna disfunzionale e radicato, comunque questa emozione risulta presente nelle persone affette da disturbi psichiatrici più o meno gravi, che tendono a “vergognarsi” di come sono.
La vergogna potrebbe anche generare uno stato depressivo. Quando questa ingenera fallimenti continui e difficili da mandare giù, attiva uno schema cognitivo di perenne insoddisfazione. La persona si convince di essere “perdente”, inadeguata e inferiore. Ne derivano comportamenti di autosabotaggio e così si attiva un circolo vizioso che, alla lunga, può trasformarsi in un importante stato depressivo.
La fobia sociale è in varia proporzione presente in ciascuno di questi disturbi, come meccanismo che inibisce il confronto con gli altri. Chi passa molto tempo sui social confrontando la propria vita con quella degli altri può sviluppare sintomatologie nel corso del tempo o accentuare disturbi già latenti.
Il primo grande risultato da perseguire per stare bene, invece, è accettare i propri limiti e riconoscere i propri pregi. Un obiettivo non banale, che spesso richiede il supporto di uno psicologo, perché nessuno si salva da solo, tantomeno quando è in gioco la salute mentale.