La Compassione

La Com-passione

Verso la rinascita

“La compassione è la più importante e forse l’unica legge di vita dell’umanità intera.”
(F. Dostoevskij)

Nel linguaggio corrente, alla parola compassione viene spesso attribuito il significato di “pena” o “pietà” e il sentimento che gli si attribuisce non gode di grande stima.

In realtà, mentre la pena nasce da un pregiudizio sullo stato dell’altro, da una posizione di superiorità ed è spesso collegato ai nostri sensi di colpa, la compassione ci avvicina alla sofferenza dell’altro e muove in noi un autentico e disinteressato desiderio di alleviarla.

È facile provare una passeggera tristezza nei confronti di coloro che definiamo meno fortunati, come i barboni che dormono sui marciapiedi. Più difficile è comprendere econdividere il disagio di chi percepisce quella velata – a volte disperata – malinconia che ci accomuna al genere umano.

La compassione è uno stato della mente, una filosofia di vita, un imperativo costante, che vorrebbe tutti gli uomini liberi dalla sofferenza. “Avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a qualcuno la sua disgrazia, ma anche provare assieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia, angoscia, felicità, dolore.” (Milan Kundera, ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere”)

Ma, ancor prima di provare compassione per gli altri, dobbiamo essere in grado di provare compassione per noi stessi, imparando a non giudicarci, a non criticarci, ad accettarci per quello che siamo: esseri imperfetti, fragili e vulnerabili.

Dobbiamo imparare a volerci bene, nonostante tutto

Nel corso del tempo, gli studi, la formazione, ma soprattutto l’esperienza sul campo, mi hanno insegnato e dimostrato l’enorme importanza di questo sentimento nella vita e, ancor più, nella relazione con i pazienti.

La compassione è un modo efficace per affrontare, controllare, modificare atteggiamenti e reazioni emotive incontrollate e disfunzionali per la nostra vita.

La compassione è un modo di essere che dovrebbe appartenerci, che viene “sentito” dalla persona che abbiamo vicino e, in un certo senso, si trasmette per “contagio”.

Se assumiamo un atteggiamento compassionevole gestiamo meglio l’ansia, i momenti di depressione, le emozioni negative che spesso ci travolgono. Ci accorgiamo di nuovi orizzonti a cui possiamo tendere e di nuove strade che possiamo percorrere. Il corpo ne trae benefici, un maggior benessere, perché una mente calma, equilibrata, pervasa da sentimenti positivi, lo rende meno vulnerabile alle malattie.

Essere compassionevoli significa riconoscersi parte di un’unica specie umana, individui imperfetti, vulnerabili, mortali, che condividono lo stesso destino e sono animati dallo stesso desiderio: il bene di tutti e di ciascuno.