I giovani e i media

“I giovani e il loro desiderio di essere contemporaneamente
come tutti gli altri e come nessun altro.”
(Jacques Drillon)

Da anni si sente parlare di hikikomori. Questa parola giapponese indica una precisa psicopatologia che colpisce soprattutto i teenagers. Vivono chiusi in camera, di solito giocando per giorni con i videogames, senza uscire, senza studiare, senza mangiare e talvolta senza mai lasciare la propria postazione se non – in caso di estrema necessità – per recarsi alla toilette.

Soprattutto nel periodo del lockdown si è verificato qualcosa di molto simile tra gli adolescenti che si sono trovati a vivere connessi sui social e sul web, come unico punto di contatto con l’esterno e uniche zone franche rispetto all’ipercontrollo della famiglia.
Il problema del rapporto complicato tra i giovani e media (i social media in special modo) è comunque antecedente all’esperienza del Covid e si basa soprattutto sul meccanismo di riprova sociale e di gratificazione stimolato da like e follow. Non esserci e non mostrarsi sempre pieni di amici, ben vestiti in mezzo a continue feste ed eventi, è da outsider, mentre sappiamo che, durante gli anni dell’adolescenza, più che mai, i ragazzi hanno bisogno di approvazione e di essere accettati in un gruppo di pari nella vita reale quotidiana.

Un ulteriore rischio dal quale i giovanissimi non sempre sanno proteggersi, è quello dei catfish: le false identità. I social network sono popolati da personaggi positivi e personaggi negativi, alcuni dei quali presenti sul web con cattive intenzioni.
Negli ultimi anni, soprattutto, è emerso il fenomeno dei giochi e delle sfide suicide, che hanno allarmato molti genitori di teenagers.

I rischi dell’iperconnessione sui social sono quindi di due tipi: da un lato c’è il rischio di isolarsi e di non essere più in grado di costruire relazioni; dall’altro il rischio è quello dell’incolumità, anche fisica, dei ragazzi. Ai genitori spetta l’arduo compito di vigilare e bilanciare il naturale bisogno di approvazione e di fare gruppo che hanno i ragazzi, con la necessità di proteggerli e insegnare loro a valutare il pericolo.