“Chi è stato derubato della propria adolescenza è condannato a volare più in alto degli altri, nei cieli gelidi degli infelici, per essere riportato a terra dalla realtà con cadute rovinose, spesso fatali.”
(Diego Cugia)
Gli ultimi due anni sono stati particolarmente difficili e hanno privato i ragazzi degli spazi di socialità necessari per una crescita armonica e uno sviluppo sereno della propria personalità, spingendo contemporaneamente all’iperconnessione.
Si è parlato anche di psico-pandemia, in concomitanza all’emergenza Covid 19, a causa della crescita dei disturbi psicologici legati alle restrizioni. A soffrirne di più sono stati i giovani: si sono moltiplicate le segnalazioni da parte di strutture sanitarie che hanno avvertito dell’incremento di ospedalizzazioni per patologie psichiatriche e tentativi di suicidio in fascia pediatrica.
L’assenza di prospettive per il futuro e l’erosione degli spazi di socialità hanno comportato l’aumento di ansia e depressione, tentativi di suicidio, autoisolamento, difficoltà relazionali, disturbi psicosomatici, alterazioni dell’umore, disturbi del sonno e dell’alimentazione, e l’elenco potrebbe continuare.
I ragazzi hanno dovuto rinunciare alle occasioni sociali che caratterizzano la loro età: amici, sport, hobby e scuola. Il rapporto tra pari è stato carente e la famiglia è diventata un’esperienza totalizzante per alcuni mesi. La vicenda è stata stressante per gli adulti, ma sui giovani ha inciso più profondamente, perché l’adolescenza è un periodo di crescita e di scoperta, oltre che di distacco dai genitori, dai quali gli adolescenti hanno bisogno di affrancarsi per iniziare a costruire la loro indipendenza.