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Disturbi alimentari

Affamati di vita

“Ho bisogno di un abbraccio stritacostole. O almeno di una parola dolce. O di un “ci sono io con te”O di una coccola. O di baciare qualcuno fino a non avere fiato. O semplicemente di una mano sulla spalla.
O di una barretta di cioccolata.

Si, vada per la cioccolata.”

I disturbi del comportamento alimentare sono, appunto, “comportamenti”, spie di una sofferenza psicologica molto profonda. Compromettono in maniera importante la qualità di vita, relazionale, sociale di chi ne soffre e possono rovinare la salute fisica, con esiti molto gravi, se non curati per tempo. Si tratta, infatti, di patologie che spingono ad assumere comportamenti autodistruttivi.

A soffrirne sono soprattutto le giovani ragazze, ma più recentemente anche il numero dei ragazzi è in aumento. Spesso sono una reazione a situazioni familiari insostenibili, a traumi psichici, a contesti di vita e relazionali disfunzionali, alla necessità di spezzare legami di dipendenza affettiva per costruire e solidificare la propria identità e partono da lontano, passando attraverso l’apprendimento che inizia nell’infanzia. Non mancano casi in cui il disturbo fa il suo esordio in età infantile e si protrae anche in età adulta, ma si manifestano quasi sempre nell’adolescenza, periodo dell’affermazione della propria identità.

Un contributo importante al dilagare dei disturbi alimentari arriva da una prassi ossessiva dei modelli sociali, che esaltano la magrezza come valore irrinunciabile della bellezza femminile e celebrano rigidi canoni estetici.

Non a caso, i disturbi alimentari sono problematiche che si manifestano maggiormente durante l’adolescenza.

Anoressia, bulimia, binge eating disorder, obesità, night eating syndrome,

Le persone con un disturbo alimentare sono molto critiche verso se stesse, si considerano inutili e di poco valore, in una distorta e negativa percezione di se stessi e del proprio corpo.. Tale autodisprezzo si manifesta nell’insoddisfazione per il proprio aspetto e per la propria forma fisica. Ed è proprio tale insoddisfazione a generare quel comportamento alimentare che poi diventa così problematico.

Le variabili che contribuiscono all’insorgenza di queste problematiche sono molteplici e complesse, rintracciabili già nella prima infanzia. Carenze affettive, trascuratezza, relazioni primarie disfunzionali, contesti di vita violenti, traumi, bisogno di indipendenza e necessità di definire la propria identità da un lato e la pressione sociale e dei media che propinano determinati canoni estetici dall’altro, sono un’ulteriore spinta verso i disturbi alimentari. Il perfezionismo spinto dai social, l’esposizione mediatica di influencer e modelle bellissime, i filtri sulle fotografie, il mondo estetico in cui vivono gli adolescenti ha poco di reale, ma rendersene conto a volte è difficile.

Tutte le forme disfunzionali legate al cibo, in primis anoressia e bulimia, sono patologie accomunate dal ruolo esclusivo che il cibo assume nella vita delle persone e che influiscono profondamente sia sul corpo sia sulla psiche, cronicizzandosi pericolosamente in adolescenti fragili, vulnerabili, con scarso senso dell’identità e profonda mancanza di autostima, scarsa fiducia in sé e costante paura di esporsi al rischio del fallimento.

La famiglia deve reagire

Alla famiglia spetta il difficile compito di accorgersi dei segnali di disturbi del comportamento alimentare. Rifiuto del cibo, perdita di peso, amenorrea o al contrario abbuffate continue e aumento del peso, possono essere dei primi segnali di anoressia o bulimia. Generalmente si accompagnano a frequenti sbalzi dell’umore, evitamento delle relazioni sociali, cambiamento nel modo di relazionarsi con gli affetti, genitori e amici, tendenza ad isolarsi anche in famiglia, eccessiva attività sportiva, disturbi del sonno e, in genere, tutta la gestualità assume tratti di rigidità anomala e disfunzionale.

Si tratta quasi di patologie “familiari”. Infatti, tanto la persona anoressica o bulimica, quanto i genitori, tendono ad avere bisogno del supporto psicologico. Nei genitori si genera il senso di colpa, di impotenza e frustrazione e gli affetti familiari vengono, spesso, irrimediabilmente compromessi.

Data la complessità e la vasta gamma di fattori in interazione fra loro, solo tenendo presente il contesto di vita e, soprattutto, la persona nella sua complessità, è possibile intraprendere un percorso di cambiamento. Non bisogna farsi distrarre dall’evidenza del sintomo, ma lasciarlo parlare. Non bisogna lasciarsi affascinare dal disturbo, ma spingere per far emergere la verità.

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