//Concetto di sé ed autostima

Concetto di sé ed autostima

La chiave dell’io

“Scavando ben a fondo nella nostra personalità
rischiamo d’imbatterci in uno sconosciuto.”
(Michelangelo)

Identità e autostima sono aspetti che attengono al modo in cui una persona vede se stessa e, sebbene siano separati, si sovrappongono, si alimentano, si influenzano reciprocamente in molti modi, in base a fattori e variabili soggettive e oggettive, quali condizioni economico-sociali, situazioni familiari, esperienze scolastiche, livello culturale, visione etico-filosofica, religiosità.
La costruzione dell’identità e l’acquisizione di una sana autostima sono processi che iniziano nella primissima infanzia e si interfacciano in maniera dinamica lungo tutto l’arco della vita. Ciò che pensiamo di essere e ciò che pensiamo di saper fare (fiducia in sé) sono i parametri alla base di ogni relazione, in primis con noi stessi, e sono a fondamento della nostra filosofia di vita.
Con la crescita, identità e autostima si influenzano reciprocamente attraverso le relazioni sempre più ampie (scuola, gruppi sportivi, vita sociale, …) e, in qualsiasi momento, atteggiamenti, comportamenti, credenze, amicizie possono cambiare per rafforzare, definire e riconoscersi nella propria peculiare identità, indipendentemente dalle aspettative, a volte assurde, degli adulti, degli amici, della società.

“Identità” e “autostima” si richiamano e rinviano costantemente l’una all’altra; complessi, articolati, flessibili modi di essere da un lato e contestualmente la credenza che quell’agito abbia l’approvazione degli altri.

In ciascun individuo coesistono molte identità, che si acquisiscono dalle prime esperienze di vita e successivamente da tutto quello che, direttamente o indirettamente, concorre alla nostra crescita e alla nostra formazione. Ci sono identità positive, che ci piacciono, ad esempio essere una “persona affermata sul lavoro” e identità negative, che non ci piacciono, ad esempio essere una “persona aggressiva”.
Ogni persona può identificarsi in tante cose: un luogo, un amico, una casa, le vacanze, l’abbigliamento, l’auto, la barca… Solitamente, ciò che mettiamo dopo l’aggettivo “mio/mia” è sempre qualcosa che definisce la nostra identità, un aspetto fondamentale collegato al nostro sé che utilizziamo per definirci, riconoscerci, mantenere e aumentare la nostra autostima.
Quando si perde la modalità in cui si riconosce positivamente, viene a mancare quell’identità gradita necessaria per aumentare l’autostima e questo genera una crisi di identità, perché la maggior parte delle nostre identità serve proprio a sostenere e a proteggere il nostro ego. Questo è il motivo per cui, quando una persona perde un’identità importante, va in crisi: la sua autostima, cioè il valore che si attribuisce per merito di quell’identità, non c’è più e il suo ego vacilla, va in frantumi, resta privo di riferimenti.
Se una persona si identifica con il lavoro, andrà in crisi se viene licenziata, indipendentemente dai motivi. Se si identifica con “il vestirsi alla moda”, andrà in crisi se non avrà sufficiente denaro per continuare a farlo. Se si identifica con la “giovinezza”, andrà in crisi quando i segni del tempo saranno visibili. Queste perdite saranno un attacco mortale all’unica cosa davvero importante, che nessun essere umano vuole perdere, la propria autostima.

Non c’è dubbio che il pilastro, l’oggetto di stima più importante per la crescita di un bambino sia il valore di sé, il sentirsi degno di essere amato. Un bambino che si sente amato, protetto, apprezzato ha sicuramente maggiori possibilità di fare associazioni positive rispetto alla sua identità e al valore che gli si riconosce, quel valore che sarà la base per la costruzione della sua autostima.
Il comportamento umano si estrinseca sulla base dell’identificazione di complessi, articolati, flessibili modi di essere da un lato e contestualmente sulla credenza che quell’agito abbia l’approvazione degli altri.

La questione è, dunque, avviare quel processo di costruzione identitaria su pilastri che non contemplino solo ed esclusivamente beni materiali, temporanei, perché inevitabilmente precari, fuggevoli, transitori, senza alcuna garanzia di durare quanto la nostra vita.

Scegliere beni di lunga durata, permanenti, potrebbe essere la via per sottrarci ai capricci, agli imprevisti e al naturale corso della vita. Identificarci con le nostre conoscenze, con le nostre reali capacità, con la certezza di essere persone “perbene”, riconoscerci un valore per come siamo, a prescindere da ciò che possediamo, essere consapevoli delle nostre fragilità, ma anche dei nostri punti di forza, sono alcuni aspetti che ci permettono di definire noi stessi e che porteremo sempre con noi.
Ma non è sempre chiaro come acquisire la consapevolezza che “chi siamo e chi crediamo di essere” sono due cose molto diverse. Un percorso psicologico personalizzato può essere determinante per capire “cosa sappiamo di noi stessi” e se “ci conosciamo davvero” Imparare a conoscersi meglio può farci uscire dall’ombra dell’immagine di “noi” che ci siamo costruiti, dei nostri talenti, delle nostre capacità, del nostro carattere, che non corrisponde al nostro vero “essere”.

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