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Autolesionismo e pensieri suicidari

Il recupero dell’anima

“Poi ti siedi e guardi scoppiare tutti quei palloncini colorati.
Ognuno è una pugnalata al cuore. E ce ne sono centinaia.
E a un certo punto ti rendi conto che sei tu che stai tenendo l’ago in mano.”
(Fabrizio Caramagna)

I numeri delle persone, nel mondo, che danno seguito al pensiero e si suicidano, ogni anno, sono altissimi. La prevenzione del suicidio passa attraverso la necessità di riconoscere i fattori di rischio, per sé e per gli altri.

I pensieri suicidari, siano essi sporadici oppure ricorrenti, quando si ripresentano frequentemente e sono sempre più invasivi, non vanno sminuiti né sottovalutati. In entrambi i casi, è bene considerare questo genere di pensiero il campanello di allarme di un forte stato di malessere e richiedere subito l’aiuto di una persona fidata e di un professionista.

Non bisogna provare vergogna se si formulano pensieri di suicidio; è importante, invece, trovare il coraggio di parlarne per gestire e sconfiggere i propri mostri interiori, prima che abbiano il sopravvento su di noi.

Il sostegno degli amici, della famiglia, della fede religiosa, sono fattori estremamente importanti e protettivi, ma un percorso psicologico mirato permette di essere guidati nella soluzione dei propri problemi.

Non bisogna sentirsi giudicati se si sta affrontando un disagio profondo

Altrettanto importante è ricordare che molte persone fanno pensieri suicidari almeno una volta nel corso della propria esistenza, in corrispondenza di gravi crisi interiori o eventi avversi e drammatici della vita.

Se si prova il desiderio di provocarsi dolore o se si compiono abitualmente gesti autolesivi, è necessario chiedere aiuto il prima possibile a persone fidate e contestualmente ad un professionista.

Nel caso degli adolescenti, sono spesso gli amici i primi ad accorgersi di un disagio psicologico, talvolta anche prima dei genitori, dei nonni e dei familiari. Intervenire per aiutare un amico che sta vivendo una difficoltà così profonda non è sempre facile per un ragazzino. La scelta migliore da fare è quella di coinvolgere gli adulti di riferimento, come il padre o la madre o un insegnante in cui si ha fiducia che valuteranno un’eventuale consulenza/percorso con un professionista.

Non bisogna mai perdere di vista il contesto di vita di chi vive un momento di difficoltà, il coinvolgimento delle persone di riferimento è una risorsa insostituibile per uscire positivamente da una situazione di disagio e malessere.

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