Effetto placebo: significato e spiegazione in psicologia
L’effetto placebo è un fenomeno per il quale una persona, assumendo una sostanza che non ha nessuna caratteristica terapeutica dal punto di vista chimico o biologico, può provare sollievo anche di fronte a un disturbo fisico.
Ad esempio, somministrando dello zucchero al posto di un farmaco con principio attivo, una persona potrebbe rilevare un impatto terapeutico positivo e vedere decisi miglioramenti rispetto alla malattia di cui è affetta.
Placebo: significato e storia del farmaco
La parola “placebo” viene dal latino: è un verbo al futuro e significa “piacerò”. Già il termine, quindi, rivela molto di questo tipo di farmaci.
Questa parola viene utilizzata per la prima volta in ambito clinico in Scozia alla fine del 1700 per indicare un rimedio preso per ingannare il tempo e compiacere l’immaginazione del paziente.
A partire dal XVIII secolo, sono stati effettuati studi sul Placebo. Il primo studio rilevante è stato condotto durante la seconda guerra mondiale, dopo che era stato notato che alcuni pazienti al fronte trattati con acqua salata invece che con la morfina avevano comunque ottenuto risultati positivi. Attualmente gli studi sul Placebo continuano e la psicologia ha spiegato il fenomeno su una base biologica.
Cosa dice la psicologia
L’auto-inganno del Placebo si basa su questioni biologiche.
Se assumiamo un farmaco convinti che questo ci farà bene, il nostro corpo produce una serie di sostanze dette endorfine, che hanno un effetto benefico sull’umore ma anche sull’organismo: di qui il potere del farmaco Placebo.
Quando funziona il Placebo?
Sostanzialmente, il paziente deve avere fiducia nella cura che gli viene somministrata, deve credere che si tratti di un farmaco efficace. Ci sono poi una serie di bias cognitivi che sembrano funzionare di più e dipendono dal formato del farmaco, dal colore, dalla quantità.
C’è anche un effetto contrario al Placebo, che è il Nocebo (“nuocerò”). Il meccanismo è uguale e contrario: se si assume una sostanza innocua convinti che sarà nociva, allora per autosuggestione si accuseranno sintomi e malesseri.
Gli effetti sulla componente psicosomatica
Questo “inganno” funziona soprattutto in caso di malattie che hanno una forte componente psicosomatica, o sui sintomi fisici provocati da ansia, ipocondria, depressione e disturbi di questo tipo. Ad esempio, viene talvolta impiegato con successo su alcune patologie gastrointestinali come il colon irritabile, il reflusso gastro-esofageo, la stipsi. Ma in alcuni casi funziona anche su mal di testa, mal di schiena, insonnia….
In alcuni casi l’effetto placebo funziona anche se il paziente è consapevole
Negli ultimi anni sono stati condotti studi sulle terapie Placebo Open Label, ovvero terapie Placebo somministrate a pazienti consapevoli del fatto che i farmaci prescritti fossero del tutto privi di principi attivi: nonostante la consapevolezza dell’inganno, le terapie hanno portato significativi miglioramenti nella sintomatologia del paziente.
Questo articolo è meramente informativo e non sostituisce il parere di uno specialista.
Per info e appuntamenti con la psicologa dott.ssa Ada Antonelli, usa la pagina contatti.