Pensare positivo è sempre positivo?
Pensiero positivo, pensa positivo,“vibrazioni positive”. Queste espressioni riecheggiano tra i post motivazionali dei social, popolano le cornici di quadretti ispirazionali da appendere in casa, le grafiche delle t-shirt, slogan per il successo e la felicità, pubblicità di ogni genere.
Niente di sbagliato, ma a osannare il pensiero positivo si corre il rischio di lasciare fuori dalla porta le emozioni negative, con conseguenze potenzialmente molto dannose per la nostra vita.
Il pensiero positivo è necessario, ma non sempre.
Le emozioni sono risorse che si sono evolute con noi e sono utili. Spingono il cervello a reagire a una situazione.
L’ottimismo ci aiuta a spingerci oltre i nostri limiti e migliorare. Se non pensassimo “positivo” e con ottimismo, non intraprenderemmo percorsi, progetti, impegni, relazioni amorose e amicizie
In questo senso, il pensiero positivo è un motore indispensabile per vivere e realizzarsi. La speranza, la gioia, l’innamoramento, la passione, la soddisfazione, il divertimento, il desiderio ci fanno vivere appieno l’esistenza.
Tuttavia, questa stessa esistenza non è fatta solo di occasioni che generano emozioni piacevoli. Tristezza, rabbia, malinconia, gelosia, nostalgia, sfiducia, disgusto, paura non sono mostri da chiudere nell’armadio, ma svolgono una funzione altrettanto importante.
Perché accogliere le emozioni negative
Qualcuno ricorderà il film di animazione Inside Out, dove le emozioni vengono incarnate da personaggi.
Gioia sembra essere la protagonista indiscussa, la beniamina, sin dall’inizio del film. Fa di tutto per tenere Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto fuori dalla mente della protagonista, la giovane Riley.
A mano a mano che Riley cresce, però, le emozioni negative incidono maggiormente: un dato che possiamo registrare anche nella realtà.
La paura e il disgusto hanno la funzione di proteggerci dai rischi; la delusione ci allontana da persone e circostanze che possono ferirci; la rabbia ci fa reagire di fronte a una situazione che abbiamo bisogno di modificare.
E la tristezza? Ci avvicina agli altri, ci rende empatici, ci permette di comprendere a fondo la nostra posizione rispetto a un contesto che non ci fa sentire a nostro agio. Proprio come insegna Inside Out, è la tristezza che dà un valore aggiunto alla gioia: insieme, ad esempio, gioia e tristezza danno vita alla malinconia. Una delle emozioni più complesse che siamo in grado di provare.
I rischi di pensare positivo sempre e assolutizzare le emozioni
Le emozioni si sono evolute con l’uomo nel corso dei millenni e sono quindi utili. Pensare positivo sempre e comunque, allora, comporta dei rischi:
- ci espone a pericoli;
- non ci permette di analizzare ragionevolmente una situazione e comportarci di conseguenza;
- ci impedisce di darci da fare per prevenire o risolvere problemi.
In estrema sintesi, pensare sempre positivo è un atteggiamento nichilista almeno quanto pensare sempre e solo negativo. Entrambe le estremizzazioni, infatti, inducono a non agire per cambiare il corso degli eventi e annullano il ruolo del soggetto come attore della sua vita.
Oppure, convincersi che pensare positivo attragga esperienze positive, può farci sentire in colpa quando le cose non vanno come speriamo.
Il pensiero e il comportamento
Il pensiero influenza il comportamento e viceversa. Comportarsi in modo funzionale vuol dire agire in modo adeguato al contesto e alle situazioni.
Per fare questo, il nostro pensiero ha bisogno di elaborare le emozioni negative e positive che, come abbiamo visto, svolgono una funzione critica e piuttosto primitiva.
Le emozioni, una volta elaborate cognitivamente, creano un pensiero che influenza l’azione.
Si tratta di meccanismi molto complessi. Assolutizzare le emozioni, di solito, ci porta ad avere pensieri generalizzanti.
Molto spesso questo meccanismo è associato alle emozioni negative. Se assolutizziamo la paura, rischiamo di generare un pensiero ansiogeno del tipo “ogni cosa è pericolosa”. O ancora, assolutizzare la tristezza può indurre stati depressivi, il disgusto può indurre comportamenti antisociali e così via.
E assolutizzare il pensiero positivo?
Credere che tutto andrà bene, che è sempre un buon giorno e che tutto è perfetto, in modo assoluto, può distaccarci dalla realtà. Si rischia di non saper più valutare e contrastare rischi e problemi.
Allora bisogna pensare positivo o negativo?
Pensare e comportarsi in maniera ideale in ogni circostanza non è possibile, perché la nostra psiche non è un ingranaggio perfetto e la vita non è un teorema.
Bisogna tuttavia imparare ad accogliere e ad abbracciare sia le emozioni positive sia quelle negative.
Entrambe, abbiamo visto, ci aiutano a tracciare la strada e ad assumere atteggiamenti funzionali per affrontare la nostra esistenza.
Dunque, no al pensiero positivo per forza. E no alla negatività per forza.
Dallo psicologo va chi vuole stare bene
Qualsiasi individuo ha i suoi pensieri generalizzanti o fuorvianti, legati a determinate emozioni. Si manifestano in comportamenti minimamente disfunzionali. In moltissimi casi li riconosciamo in noi stessi e nelle persone che frequentiamo e li accettiamo bonariamente come tratti del carattere: “è una persona un po’ ansiosa”, “ha la sue piccole fissazioni”, “cerca sempre di evitare i problemi” e così via.
In questi casi, non si tratta di stati patologici. Però, il supporto di uno psicologo può aiutare chiunque a elaborare le emozioni e ad attuare comportamenti più funzionali. Perciò è una risorsa per tutti.
Persiste purtroppo il pregiudizio che dallo psicologo va chi sta male. Tuttavia il successo di post e slogan motivazionali sul pensiero positivo racconta che c’è un diffuso bisogno di sostegno psicologico, anche da parte di persone perfettamente negli standard. Evidentemente le ricette per “cucinare” il proprio benessere sono inefficaci e i nostri bisogni più profondi restano insoddisfatti.
Affidarsi a uno psicologo professionista può aiutare chi vuole imparare a riconoscere e accettare tutte le proprie emozioni, positive e negative e diventare esperto di se stesso per acquisire maggiore consapevolezza e serenità.
Per info e contatti della psicologa dott.ssa Ada Antonelli, visita la pagina dedicata.